Riportiamo di seguito una lettera scritta da Davide a volontari nel Dicembre del 1999, che non ha perso d’attualità, seguita da una breve storia della sua vita e da alcuni appunti sul metodo Doman che Davide segue per la sua riabilitazione.
Carissimi,
è un ragazzo di ventitré anni che vi parla, anche se per qualcuno di voi questo può costituire una sorpresa. Non guardate il mio aspetto minuto, il mio volto giovane, le richieste a senso unico, alcune caratteristiche di immaturità; io sono un uomo, ho più di 23 anni, potrei essere per alcuni un figlio cresciuto, per altri un amico della stessa età, per altri un fratello maggiore. Ripeto, non guardate il mio aspetto esteriore e i miei atteggiamenti forzatamente stereotipati, soprattutto non sottovalutatemi. Oggi vi chiedo se per alcuni di voi è il caso di riconsiderare l’atteggiamento verso di me, alla luce di quanto di seguito vi dirò.
Alcuni mi conoscono da 20 anni e più, per altri sono una scoperta recente. Per tutti vorrei ripercorrere alcune tappe fondamentali della mia vita per arrivare infine a capire un pò meglio il mio essere attuale.
Tutti i miei problemi hanno avuto origine, come sapete, da una anossia al momento della nascita. Anossia che mi ha provocato una lesione cerebrale a livello del mesencefalo. Ho combattuto duramente sin dai primi istanti della mia vita per nessun altro motivo che la volontà di vivere una vita che, non so perché, pensavo sarebbe stata meravigliosa. Dopo due mesi di tormentata permanenza in ospedale, tra speranze e disperazione, sono andato a casa e qui è iniziata la mia vera vita. “Vera” nel senso che è iniziata la giostra delle visite presso i migliori medici e centri specializzati per i miei problemi. In realtà ho raccolto solo espressioni di scoraggiamento, di compassione e di incertezza, addirittura in rapporto alla mia possibilità di vivere. Ma i miei avevano scoperto la possibilità di andare agli Istituti di Philadelphia e lì hanno prenotato una visita quando avevo appena un mese. Dopo cinque mesi dalla mia nascita ci siamo trasferiti da Roma a Belluno, in una realtà completamente nuova per noi. Io ho vissuto questo passaggio positivamente, mi sono subito adattato. Arrivati qui abbiamo preso contatto con i Centri di fisioterapia di Conegliano e di Feltre, che ho frequentato per alcuni mesi nell’attesa di andare da Doman. L’invito ad andare a Philadelphia è arrivato nel marzo del ’77 e siamo partiti sicuri di aver fatto la scelta giusta dopo tante delusioni provate. Io mi sentivo bene, ero contento, sapevo di non meritare i giudizi impietosi e stupidi di molti, perché dentro di me sentivo una grande voglia di fare, di spezzare i limiti e di uscire dalla prigione del mio corpo. A Philadelphia siamo stati accolti in modo meraviglioso; hanno visto in me una persona perfetta, come tutti, con problemi certo, ma che si poteva tentare di risolvere. Mi hanno visto con gli occhi dell’amore e del rispetto. Come voi.
Iniziate a leggere tutti i fogli che seguono, magari a tappe e con calma; scoprirete di me cose interessanti, alcune già conosciute, altre no; ma vi aiuteranno a capirmi meglio e quindi ad aiutarmi meglio. Tutti i dubbi e le domande che vi verranno in mente, potrete esprimerle chiaramente, senza esclusione di colpi. Per tutti, spero, ci sarà una risposta.
Vorrei concludere con una frase che non vuole essere dissacrante, ma solo indurre ad una riflessione: e voi chi credete che io sia? Grazie
DAVIDE