Lettera a Davide per i suoi 18 anni

Belluno 12 febbraio 1994

Davide caro,
è notte fonda; tu dormi nella tua macchina ed io sono qui, seduta alla mia scrivania, a pensare ad una lettera che vorrei farti arrivare in occasione dei tuoi 18 anni. In tutto questo tempo accanto a te, ti ho scritto mentalmente, lo sai bene, migliaia di lettere, perché il mio dialogo con te è continuo ed intenso. E tu mi hai sempre puntualmente risposto con messaggi inconoscibili agli altri, fatti di cenni, di sguardi, di suoni. Mai hai disatteso le mie domande, mai hai lasciato il silenzio alle mie parole.
Eppure tu mi hai insegnato il valore del silenzio, che non è per noi vuoto interiore, ma pienezza di comprensione e comunicazione. E sono passati così i giorni, i mesi e gli anni, anche se, con te, lo scorrere del tempo non può essere misurato in questi termini, ma si dilata in una dimensione, che non ha scadenze ed alternanze, ma è solo infinitudine.
Perché, grazie a te, ho percepito, sia pure indistintamente, l’infinità del tempo, unica intuizione che, dilatando illimitatamente le nostre esistenze, rende meno ristretti e forse più comprensibili ed accettabili, accadimenti altrimenti troppo dolorosi e sofferti. Anche lo spazio, da te affatto controllato, risulta meno angoscioso come problema, se considerato e vissuto da noi come appartenente solo a una dimensione spirituale e fantastica, che limiti non ha, perché non li conosce, né li sperimenta.
Quante ore, caro, abbiamo trascorso insieme, dolorosamente e gioiosamente, nel lungo periodo della tua adolescenza, periodo che, pur regalandoti cambiamenti fisici e caratteriali positivi, te ne ha tuttavia negati tanti altri a cui, sono sicura, tu segretamente aspiravi. Il tuo aspetto fisico, che così normalmente cambiava, mi induceva sentimenti di inenarrabile tenerezza e dolore. Lo sapevo, lo sapevo, che c’era un groviglio dentro di te, che eri inquieto, triste, soprattutto in alcuni giorni. Ed io ti sedevo a fianco, scrutandoti negli occhi e tenendoti per mano, ma il tuo sguardo, lontano e misterioso, fiero e lungimirante, mi negava l’accesso ai tuoi pensieri e sentimenti più profondi. Ed era giusto così; nessuno può violare il mistero, perché anche questo sei stato per me: un meraviglioso e struggente mistero che, spero, mi sarà svelato un giorno e dissiperà l’ombra inquieta, che su esso si stende. Allora, forse, sarò appagata.
Ho un nodo alla gola mentre ti scrivo e non è solo dolore, ma anche gioia. Davide, tu sei per me il riscatto da una vita altrimenti di routine e noiosa, mi hai dato il gusto della sfida, dell’anticonformismo vero, che è assenza totale di pregiudizi e dogmatismi e lotta per la realizzazione di ciò che, ai più, appare impossibile. Per te e grazie a te mi sono emancipata da idee vecchie e stupide, che ritenevano una persona disabile un essere incompleto, inferiore, non invece un portatore di LUCE. Ed anche il giudizio sull’aspetto fisico non segue più, per me, nei confronti di alcuno, i comuni canoni estetici, ma risulta dipendente sempre e solo da uno sguardo d’amore. Perché io così ti vedo, nonostante tutto: bello, forte, invincibile, possente ed ostinato guerriero, che combatte una guerra dura e difficilissima, contro un terribile nemico: la cerebrolesione. Alla fine però, lo so, sarai tu il vincitore, perché vincere, in questo caso, è stato non arrendersi mai, conservare sempre nel cuore la speranza. Te lo dico sempre, amore, io sono stata una madre fortunata; esserti a fianco è stato un grande privilegio, occuparmi di te una gioia continua, mi sei stato affidato con amore e con amore ti ho custodito.

Ho cercato sempre di fare del mio meglio per te, ma perdonami le omissioni, le incomprensioni, le disattenzioni, che sicuramente ho avuto. Lo so che tu, a questo punto, mi risponderai con un sorriso ed una carezza, ma voglio chiederti ugualmente perdono, perché talvolta non ho compreso il tuo sacrificio. Sono rimasta vincolata a sentimenti e pensieri troppo, troppo terreni e miopi.
Invece tu, mio angelo, hai sempre volato alto, verso orizzonti lontani da qui. Non ho saputo seguirti.
Ed ora, passati i turbamenti dell’adolescenza, ti avvii ad una, spero, serena giovinezza. Farai nuove conquiste, incontrerai delusioni e continuerà il nostro cammino insieme in un rapporto più paritario, da adulti. Ma, andando avanti con gli anni, sempre più io avrò bisogno di te, del tuo sorriso, della tua fresca mano sulla mia fronte, delle tue stentate e dolcissime carezze. Perché, per me, sarai un’oasi, un rifugio e sempre più la mia pietra di confronto: di fronte a te capirò ed ammetterò i miei errori e le mie debolezze, sperando in una finale catarsi.
A volte, Davide, guardando indietro, se ripenso alla tua “imposseduta infanzia”, costellata non di giochi e coetanei, ma di stressanti esercizi e di adulti, mi addolora ancora e sempre pensare a questa tua necessaria diversità di vita, soprattutto in una età già fin troppo consapevole della necessità di lottare per raggiungere qualsiasi obiettivo.
Ma sarebbe lungo ricordare, qui e ora, episodi precisi del tuo passato, felici o terribili, i brividi ed i tremori dell’anima, la familiarità con la paura e talvolta con la morte, tutte le difficoltà, i viaggi in America, gli incontri con persone di tutti i tipi, l’allargarsi progressivo dei nostri orizzonti, i tuoi infiniti stupori, le esaltanti vittorie, la tua rabbia di essere spesso frainteso, i tuoi rari ed accorati pianti, che portavano con sé l’eco di una ancestrale ed universale disperazione, i tuoi momenti di solitudine, le mie lacrime nascoste o dissimulate; ma su tutto voglio ricordare la mia sempre profonda ed inesprimibile gioia nel tenerti in braccio, il sentirmi “casa” con te in qualunque posto fossi, perché da te traevo la forza, che mi serviva per proseguire nella lotta e nella vita.
Questo mio profondo ed ancora attuale bisogno della tua fisicità, di sentire vicino il tuo corpo, rappresenta contemporaneamente una grande libertà ed un altrettanto potente vincolo d’amore, quasi un Edipo al contrario.
Tutto ciò che ti ho detto fin qui, Davide, può apparirti confuso e contraddittorio o forse lo è davvero, anche a me stessa, ma, di fronte ai tuoi occhi, la logica, la ragione e la coerenza, virtù fredde, perdono consistenza: quello che conta, punto di raccordo e di sintesi, sono i sentimenti o le ragioni del cuore, come direbbe Pascal.
E le ragioni del cuore mi dicono che potevi essere e saresti ben stato, Davide, un ragazzo ed un uomo del duemila, proiettato nel futuro, con un compito magari positivo ed utile da svolgere nella società (ed io così, credimi, ti avrei voluto) ed invece sei un ragazzo ed un uomo del sempre, con una connotazione antica e moderna insieme, l’essenza stessa dell’umanità, la sintesi di apparenti contraddizioni, portatore di valori eterni. Sono felice si, anche di questo, perché tu mi piaci Davide, sei il simbolo di tutto ciò che amo, anche nel piccolo. Ma sarei bugiarda se non dicessi che, nonostante tutto, ti avrei preferito sano e libero, avrei rinunciato a tutta questa tua positività attuale, per sentire il rumore dei tuoi passi in casa, vederti rompere un giocattolo, tenerti per mano durante una passeggiata, sentire le tue chiare parole, la tua voce cantare o raccontare emozioni o magari le tue gioie e le tue pene d’amore. Ed invece niente di tutto ciò. Ma dentro di me porto e vedo l’immagine di un ragazzo che sicuramente un giorno, non so dove, non so quando, mi correrà incontro, sorridente con le braccia aperte e mi parlerà con parole nuove, mai ascoltate prima.

E’ LA MIA SICURA E FORTE SPERANZA.

In tutta questa chiacchierata con te Davide, nella quale ho comunque omesso infiniti ed inesprimibili pensieri, non ho mai fatto cenno a papà e Jacopo, ma volevo che questa mia fosse una riflessione ed una confessione di un particolarissimo rapporto madre-figlio, espressione di miei personalissimi sentimenti, per arrivare alla fine a trovare l’essenza universale ed eterna del sentimento materno, che è amore, passione, donazione si, ma soprattutto garanzia di continuità e collaborazione consapevole ed incondizionata, talvolta molto sofferta, al divino processo della creazione della vita. Con te mi sono tuffata, ricavandone altissime gioie e sofferenze, nel vortice di questo progetto e Dio, sempre affettuosamente tenero con i suoi figli più deboli, ha lasciato in te, piccola Sua e mia creatura, un sigillo profondo e sublime di eternità.

Grazie Davide.
Very good, amore mio.

Tua madre